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Milano, Mi, Italy
"La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell'occhio che ferma il mondo fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per quanto sottile, esiste e dà luogo a un'infinità di mondi immaginari". [Luigi Ghirri]

CONFRONTO ANSEL ADAMS, FRANCO FONTANA E JOEL MEYEROWITZ

Ansel Adams
La cosa che mi sembra più interessante nel lavoro di Ansel Adams è la visione tecnica e rigorosa dello scatto fotografico e della sua elaborazione in fase di sviluppo. La messa a punto del sistema zonale è senz'altro frutto di una visione contemporaneamente  tecnologica e filosofica in cui la ricerca della perfezione tecnica rende possibile in un certo senso la standardizzazione di un metodo senza peraltro limitare la forza espressiva e la visione tutta personale della realtà. Per dirlo con le parole di Adams: "Molti ritengono che le mie immagini rientrino nella categoria delle "foto realistiche", mentre di fatto quanto offrono di reale risiede solo nella precisione dell’immagine ottica; i loro valori sono invece decisamente "distaccati dalla realtà". L’osservatore può accettarlo come realistico in quanto l’effetto visivo può essere plausibile, ma se fosse possibile metterli direttamente a confronto con i soggetti reali le differenze risulterebbero sorprendenti (...) E’ importante rendersi conto che tanto la fotografia espressiva (detta anche creativa) quanto quella di documentazione non sono in rapporto diretto con quello che noi chiamiamo realtà. Noi, senza percepire determinati valori del soggetto cerchiammo di duplicarlo sulla stampa. Se lo desideriamo, possiamo simulare l’apparenza in termini di valori di densità riflessa, oppure possiamo restituirlo ricorrendo ad altri valori, basati sull’impatto emotivo".
Nei fatti, Ansel Adams definisce la gamma delle tecniche applicate fra le quali deve essere individuata la più adatta a interpretare l’immagine come si è impressa nella mente del fotografo, prima e meglio di come è stata effettivamente esposta la pellicola. Semplificando: il processo di sviluppo delle pellicole si basa sul tempo e sulle reazioni chimiche. Ma questo è solo un mezzo, dietro c'è il fotografo, l'uomo e la sua personale visione della realtà.
La sintesi tra tecnica e creatività è l’elemento portante di tutta la sua opera fotografica. Le sue immagini così precise, perfettamente a fuoco in ogni punto, fortemente contrastate e con giochi di ombre e luci di grande impatto hanno grandissima forza e ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, riescono a stupire ed emozionare.  






Franco Fontana
Il fulcro del lavoro di Franco Fontana è il paesaggio esaltato nei suoi colori e nelle sue strutture geometriche.  F.F. offre un’originale interpretazione dei paesaggi rurali e urbani: questi si situano al confine tra rappresentazione e astrazione, attraverso una grande sensibilità cromatica e un’abilità compositiva altrettanto notevole. Tutta la sua ricerca fotografica è legata all’uso del colore.
La scelta del colore da parte di Fontana risale agli Anni Sessanta, in tempi in cui si riteneva che la fotografia artistica fosse quella in bianco e nero.  Fontana si pone subito controcorrente, perché è affascinato proprio dallo studio del colore in tutti i suoi aspetti. Si può dire che sia quello, indipendentemente dai soggetti che sceglie di volta in volta, il primo protagonista di tutti i suoi lavori. Si tratta di un colore vivo e squillante, reale e astratto nello stesso tempo, che accenna a forme geometriche essenziali e alla ricerca della composizione delle linee. Fin dagli inizi, Fontana si dedica al paesaggio esaltandone cromatismi e strutture geometriche. L'uomo non trova spazio apparente in queste rigide forme ma dopotutto, alla base di ciò che vediamo, dai paesaggi rurali agli scenari urbani vi è costantemente presente la traccia sottile dell’intervento umano. 




  

Joel Meyerowitz
Come Fontana anche Meyerowitz ha iniziato la sua vita di fotografo scattando in bianco e nero per poi abbracciare definitivamente il colore.
Nelle vie della metropoli, emblema del nuovo mondo costruito dall’uomo, Meyerowitz ha voluto essere un testimone della commedia umana nei gesti degli affetti quotidiani. Da subito, accanto al bianco e nero, in cui speranza e disperazione s’intrecciano, ha utilizzato la forma del colore come rivelazione della forma dei sentimenti.
La "fotografia di strada"  vuole documentare la vita di tutti i giorni, cogliendo l'attimo speciale che c'è in ogni momento ordinario, basandosi su inquadratura e movimento ed utilizzando macchine portatili e compatte.Le strade della "Grande Mela" ed i suoi paesaggi urbani sono lo scenario dove si sviluppa l'interesse per la fotografia di Meyerowitz, che con una 35 mm sempre in tasca riprende l'inarrestabile vita cittadina, perché «Il movimento è tutto ... traccia il momento che scompare ed è l’essenza dell’esperienza fotografica ...».
Il lavoro del fotografo matura anche con l’uso di nuovi formati fotografici, come il banco ottico nei lavori di paesaggio, in cui rimane colpito dalle connotazioni conferita da un maggior numero di dettagli, dalla precisione del colore e da un formato che diventa sempre più vicino ad una finestra nel mondo.
Nel 1976 JM inizia a fotografare col banco ottico e a produrre immagini di grandi dimensioni. Questo influisce sulla sua visione fotografica e lo porta a un dettaglio sempre maggiore con un tutto a fuoco in tutta l'immagine.
Pochi giorni prima l’attentato alla Torri Gemelle, Meyerowitz fotografa la vista dal suo studio, potendo ammirare lo skyline di Manhattan e prendendo le Torri come riferimento visivo, sicuro (come molti altri) che quella vista sarebbe rimasta immutata; già all’indomani  dell’ 11 settembre  il fotografo ottiene l’autorizzazione a poter lavorare durante gli scavi, realizzando Aftermath. Meyerowitz è stato l’unico fotografo autorizzato ufficialmente a riprendere immagini a Ground Zero ed il risultato dell’imponente lavoro di documentazione storico-fotografica è il World Trade Center Archive, un archivio di oltre 8.000 immagini, creato con il patrocinio di New York e donato al Museo della città.
Una parte delle fotografie che testimoniano la tragedia, scattate utilizzando una Leica, sono state poi pubblicate nel volume "Aftermath: World Trade Center Archive"























Confronto
Non è facile confrontare due artisti che hanno fatto una decisa scelta sul colore con Ansel Adams  e le sue foto in BN. In più fra Adams e gli altri due ci sono di mezzo diversi anni e questo sicuramente ha inciso sulle scelte compiute.  
Nel confrontare i tre artisiti, al di là dell'ovvia osservazione dell'uso del colore o del BN, mi sembra di vedere punti di contatto fra tutti e tre. Ansel Adams con i contrasti forti, le luci e le ombre ben evidenziate e certe immagini scarne mi suggerisce Franco Fontana: in Fontana il contrasto è principalmente ottenuto con l'uso di un colore forte, esasperato che sembra quasi graffiare l'immagine, in Adams è il gioco del bianco e del nero ma in entrambi c'è questo impatto di luce, di ombra e di tridimensionalità. In Adams c'è la cura maniacale del dettaglio in Fontana al contrario l'immagine diventa scarna, quasi indifferenziata se non per il gioco di volumi e in questo i lavori dei due autori sono diversissimi

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